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Inseguendo una stella: Cantina Siridia

In questo nuovo appuntamento con i produttori vi accompagniamo alla scoperta della Cantina Siridia, a Negrar di Valpolicella. Quello di Edoardo e Samuela Speri è un progetto giovane, nato nel 2019, che si propone di far conoscere una Valpolicella diversa e di emozionare e ispirare chi ama i vini di questa terra. Siridia è un nome di fantasia, che può essere interpretato in vari modi, ma che senza dubbio richiama le stelle: Siridia è infatti una stella polare, un sogno un obiettivo da raggiungere. La stella è dunque uno degli elementi del loro logo, assieme all’arco con una freccia incoccata. Di questa suggestiva immagine e di molto altro ho avuto occasione di parlare con Edoardo, in una lunga chiacchierata che, come è ormai consuetudine, vi riporto con piacere.

Edoardo, per cominciare a parlare di Siridia ti propongo una parola di cui mi piacerebbe evidenziare diverse sfaccettature: IMMAGINAZIONE. Affronterei per primo l’aspetto della CREATIVITA’, intesa come spinta creativa che vi porta ad interpretare sia il territorio che le vostre personalità.

  • Secondo me hai pensato alla parola che più può rappresentare Siridia in questo momento. E la seconda parola che mi hai dato è quella che più veicola Siridia in questo momento. Sono due parole per me legate a doppio filo. L’immaginazione è una capacità propria dell’uomo, che purtroppo sta perdendo. L’immaginazione che cos’è? E’ creare un qualcosa che tu hai nella tua mente, mettendolo in questa realtà. E l’uomo sta perdendo questa capacità a causa degli schermi e degli schemi. Quello che esce fuori dagli schemi è qualcosa che non è ordinario, quindi è straordinario. In alcuni momenti potrebbe anche andare oltre lo straordinario, e diventare una pazzia. Nell’uscire dagli schemi c’è anche qua sempre un limite.
    In questi anni per noi è sempre stato come vivere sulle montagne russe, perché ogni anno si è presentata una nuova sfida: Covid, guerra in Ucraina, crisi del rosso,… In ogni crisi Siridia è rispuntata grazie alla creatività. Nel momento più buio grazie alla creatività sono usciti tanti prodotti. Infatti, certe volte penso che perché l’uomo riesca a tirare fuori il meglio di sé debba soffrire. Ed è per questo che Siridia è così creativa, perché ogni momento down ha dato una spinta in più per tirare fuori qualcosa di meglio, che sia un nuovo vino, un nuovo modo di fare la stessa cosa, o una nuova visione di quello che ti può dare la cantina in sé. Intendo dire che scommetto che se noi non avessimo avuto tutte queste crisi la cantina non sarebbe quella che è adesso. Tu non avresti tirato fuori queste due parole, forse avresti proposto “vino buono” e “storiella”. Perché se fosse andato tutto bene senza intoppi, avresti conosciuto Siridia solo perché produce una gamma di vini attorno a cui ha creato uno storytelling. Che già quello di per sé richiede immaginazione, ma non si sarebbe spinta così all’estremo.
    La creatività, e posso parlarti per Siridia ma anche in ambito personale, è anche quello che mi ha spinto ad aprire una nuova realtà. Vengo da una realtà dove fortunatamente c’era abbastanza creatività, anche se poi è andata scemando, invece qui riesco ad avere più mano libera e ad esprimere appieno il potenziale di quello che è il territorio. La creatività va veicolata, va indirizzata da qualche parte, e Siridia l’ha indirizzata nel territorio, una visione nuova del territorio. Una visione nuova anche di quella che è l’accoglienza per la persona, che tante volte le cantine lasciano in disparte perché ci troviamo in un territorio dove l’accoglienza è stata sempre in secondo piano, quindi non c’è l’abitudine. Adesso secondo me, secondo Siridia, l’accoglienza è uno dei perni attorno a cui ruota una cantina, e che permette in maniera diretta a chi ha il piacere di venire qui, di sentire l’atmosfera, sentire i principi di cosa una cantina è imbevuta. Noi non ci paragoniamo mai alle cantine storiche, ma immagino che loro, ripetendo all’infinito sempre la solita tiritera, abbiano dei valori che ormai si sono arrugginiti. Non è che non siano più validi, ma non sono più stati seguiti, è per quello che si sono arrugginiti. Un ferro, se continui a non usarlo e non lucidarlo, si arrugginisce; se invece te ne prendi cura, anche sotto la pioggia e le intemperie rimarrà sempre integro. Ed è per questo che secondo me è fondamentale per Siridia investire su questo.
    L’immaginazione è davvero qualcosa di bello ed eccitante, e bisognerebbe non aver paura di immaginare. Sogni troppo grandi? Non è vero, non è vero, non è vero. La creatività non si esaurisce mai, questo è il bello, è un qualcosa che più usi e più ti viene, come un muscolo: più lo alleni e più si rafforza. Per continuare ad avere questa spinta di creatività, tornando all’ambito vino, le nostre limited edition hanno queste due regole: il veicolo che è il territorio, e il fatto che non vengano riproposte l’anno successivo. Questo ti porta a continuare a sondare nuovi terreni, perché c’è sempre qualcosa di più, di nuovo da provare e scoprire. E’ come una sorta di volano, a cui devi dare una spinta e poi per inerzia va avanti. Si vede che queste crisi hanno fatto sì che per inerzia adesso andiamo avanti da soli: che arrivi un’altra crisi o che vada tutto bene, Siridia continuerà a produrre nuovi vini o altre cose.

Certo, perché qui non si parla mai solo di vini, giusto?

  • I vini qui sono secondari, noi partiamo sempre dallo spiegare il concept, il pensiero che c’è dietro a un vino. Dopo arriva il vino, ma il perché è la parte fondamentale. Perché è stata raccolta quell’uva, perché hai fatto quel vino particolare, perché in quel periodo. In inglese suona molto bene: Why is powerful, How is easy, quindi quando è chiaro il perché, il come viene di conseguenza. Bisogna avere chiaro il perché, e dove si vuole arrivare, poi è tutto più semplice.

Hai già anticipato un altro aspetto che volevo andare ad approfondire, che è quello del SOGNO, che poi diventa PROGETTO, ma che nel vostro caso credo sia da declinare al plurale, quindi SOGNI e PROGETTI

  • Assolutamente sì. Oppure potremmo parlare di un grande sogno, diviso in tante aree.

Sì perché c’è il grande sogno Siridia, nel quale rientrano poi tante cose. Volendo parlare di vino, ogni bottiglia è un progetto a sé stante e ha un proprio percorso.

  • Ogni bottiglia è un progetto a sé stante, ha la sua individualità, ma fa parte del gruppo. Non abbiamo un solista, ed è questa la nostra forza perché ogni vino traina l’altro innescando in chi li assaggia la curiosità di provare anche gli altri. Di sogni qui in Siridia ce ne sono tanti: ci sono sogni che si scontrano, ci sono sogni che svaniscono, lasciando poi spazio ad altri magari più belli. Speriamo di concretizzarne il più possibile. Adesso grazie a mia sorella Samuela abbiamo una sognatrice in più, ma anche una persona con i piedi più per terra rispetto a me.

Una cosa che affascina molto me personalmente, ma che credo sia una caratteristica di chiunque faccia vino, è quello della PREFIGURAZIONE, la capacità di vedere prima quello che si vuole realizzare. A tal proposito mi piacerebbe prendere in considerazione una figura a voi cara, che è quella dell’arciere.

  • Ecco, prima parlavamo appunto di principi. Di principi ce ne possono essere tanti, ma la direzione deve essere univoca. L’unica cosa che è stata incastonata nel nostro logo è stata proprio la filosofia, una filosofia che possa passare oltre al tempo, oltre quello che sono io o che è mia sorella. C’è di fondo questa paura di trovarsi in un cambio generazionale che vada a perdere i principi che hanno portato a cominciare questa avventura. Vorrebbe dire non perdere solo i principi che hanno fondato l’azienda, ma anche l’anima dell’azienda stessa, tutte le persone che ti seguivano, perché, mancando i principi, loro non si ritrovano e riconoscono più nell’azienda. Quello dell’arciere è proprio un’immagine che aiuta a capire la filosofia che sta dietro a Siridia.
    Io, quando facevo vino per altri, avevo in mano il portafoglio aziendale, perché dal fatto che facessi un vino buono o uno sbagliato dipendevano anche le entrate e le uscite. Quando ti trovi da solo a gestire questa responsabilità, le immagini mentali aiutano. Mi ero creata questa immagine mentale che io fossi un arciere, con il mio obiettivo in testa. In quell’ambito lì stavo preparando il tiro, mirando l’obiettivo, per scoccare la freccia. Arrivi poi ad un punto in cui sulla freccia tu non hai più controllo, e questo è per noi il rapporto con la natura. Tu non puoi avere completo controllo sugli elementi della natura. Puoi avere la prefigurazione immaginativa di quello a cui il vino potrebbe arrivare in futuro, certo, ma è sempre spannometrica, non hai mai la certezza. Il metro di misura è talmente ampio e dipendente da un’infinità di fattori, che non hai mai il controllo totale. Ed è la stessa cosa che fa la freccia: una volta scoccata non hai più il controllo, una folata di vento, un peso, una piuma che ci va sopra ti spostano dall’obiettivo. Questa immagine è nata nella mia testa dopo aver letto un libro di quelli che ti cambiano la vita: “Lo zen e il tiro con l’arco” di Eugen Herrigel. E’ la storia di un tedesco che va a vivere in Giappone e vuole imparare l’arte del tiro con l’arco tradizionale. Il maestro prima di lasciargli scoccare una freccia ci mette sette anni, perché il lancio della freccia in sé non è quando tu miri, ma è quando senti che è il momento giusto, e lo stesso è per me con il vino. Non sono i tuoi muscoli che rilasciano la corda, ma è un moto interiore che ti fa sentire quando è il momento adatto per scoccare la freccia. Ed è fantastico se ci pensi, perché ti viene da domandarti: “alla fine che cosa ho sotto controllo?” Niente. Lì hanno passato sette anni solo per la gestualità, il lancio di per sé era secondario, perché veniva dalla parte spirituale. Tant’è che arrivi ad un punto in cui ti fondi assieme all’obiettivo, tu sei l’obiettivo perché quello che vedi all’esterno è quello che in realtà è dentro di te. E da lì è nata l’immagine dell’arciere.

Tornando con i piedi per terra e ai vari progetti di cui parlavamo, so che avete qualcosa in uscita prossimamente…

  • Non so se quest’anno Samuela voglia completare il ciclo degli Elementi di Edoardo con Terra e Fuoco. Gli Elementi di Edoardo è una serie di vini limited edition dedicata ai quattro elementi della Terra. Ogni vino è legato ad un elemento della Terra e al suo carattere. L’Acqua è un vino affinato in mare, l’Aria un bianco di lungo affinamento che ha necessità di aria per aprirsi. La Terra è un elemento forte, quindi nasce come vino rinforzato: un vino da uve appassite come il nostro Amarone, ma rinforzato tramite l’aggiunta di alcol, ogni anno rabboccato con il mosto del vino dell’anno di pigiatura. Il Fuoco è un vino a base Corvina che nasce da uve affumicate. Messi a raggiera i bancali con le cassette, nel mezzo si accende un fuoco (io l’ho fatto con barrique esauste), e una volta spento si copre tutto con il telone da uva. Si lascia così per 24/36 ore e poi si pigia. Abbiamo da poco assaggiato Terra e Fuoco per la prima volta dopo l’imbottigliamento, ed il risultato è molto interessante, sono rimasto piacevolmente sorpreso.

Quindi tornando a quanto dicevamo prima, c’è sempre spazio per la sorpresa…

  • Assolutamente sì, anche perché fortunatamente soffro anche di memoria a breve termine, quindi dimentico le piccole cose e quando le ritrovo è sempre una bella sorpresa. E’ difficile che dica una cosa del genere perché sono sempre molto severo a giudicare il mio lavoro, ma per quanto riguarda gli Elementi sono soddisfatto di tutti, proprio entusiasta.

Con quest’ultimo scambio che ha generato anche in me un moto di sincera curiosità, non ci resta che invitarvi a venire a conoscere Edoardo, Samuela e la realtà di Siridia sempre in evoluzione unendovi a uno dei nostri tour di gruppo in Valpolicella o scrivendoci a [email protected] per organizzare un tour privato su misura.

Se già conosci i loro “vini stellati” o hai piacere di assaggiarli, li puoi trovare sul nostro shop online, e te li consegneremo direttamente a casa!

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